Racconti

Jamal: il mio fratellino

Jamal: il mio fratellino. – Dacci dei giocattoli Sire e non ti disturberemo. Correremo nei prati verso il sole giocando. Perché siamo bambini e prima di vivere dobbiamo giocare.

Simona Marabese

L’altra notte non riuscivo a dormire. Faceva freddo e non mi bastava la coperta stesa sul pavimento per scaldarmi.
Mi sono affacciato alla finestra per vedere il mio paese. Non è molto bello perché oramai non c’è rimasto quasi nulla.

Dalla finestra si vedono solo case diroccate, qualche rudere perché le bombe hanno distrutto tutto.

Mi sono affacciato per vedere se almeno di notte la gente riesce a dormire anche con tutti i rumori di spari che ci accompagnano sempre.

C’è stato un attimo invece in cui ho sentito il rumore del silenzio. Ho pensato: un miracolo! Non c’erano urla, ne gemiti, ne carri armati volanti. Ho pensato anche per un momento che fosse arrivato quel signore di cui ci parlano sempre a scuola. Ci hanno detto che sarà lui un giorno a portare la pace. Allora questo silenzio significava che lui stava per arrivare per portare la pace. Ho avuto paura. Sono nato nella guerra e non so cosa è la pace. Mi hanno raccontato che quando un giorno non ci saranno più spari, quando non ci sarà più gente ammalata quando tutti avremo da mangiare, un materasso su cui dormire, allora quel giorno ci sarà la pace.

Se ci penso sono contento. Ah, Se ci fosse ancora Jamal il mio fratellino, sono sicuro che anche lui sarebbe contento di questa cosa.

Solo che lui ora non c’è. Non so bene dove sia andato. Mi ricordo l’ultima volta che l’ho visto. Eravamo andati nel vicolo vicino insieme agli altri bambini. Li c’è una piazza molto grande dove possiamo giocare. La mamma ci aveva avvertiti di stare attenti, ci aveva detto di guardare sempre per terra prima di camminare. Invece Jamal ha voluto fare un gioco strano. Ha visto enorme sasso nel centro della piazza e ha voluto prendere la rincorsa per saltarlo. Ma mentre correva ha inciampato in qualche cosa, una specie di giocattolo, sembrava una farfallina gialla. Poi non mi ricordo molto, ho sentito un botto e della polvere che si alzava e sono caduto. Quando ho riaperto gli occhi c’era tanta gente ma Jamal non c’era. Al suo posto ho visto delle macchie rosse, di sangue. Ho urlato” Jamal, Jamal!” ma lui non rispondeva, non c’era più.

E nemmeno adesso c’è. Non dorme più vicino a me sulla coperta stesa sul pavimento.

Verrà la pace un giorno mi dice sempre la mia mamma. Allora tutte le sere prima di dormire dico una preghiera a quel signore che è disegnato sul libro di scuola e gli chiedo di portare la pace, così davvero Jamal ritornerà. Si, perché non so bene cosa voglia dire la mamma quando dice che ci sarà la pace, perché io sono nato in mezzo alle bombe e non so cosa significhi stare senza. Però per me la pace ci sarà quando un giorno potrò tornare con gli altri bambini a giocare nel vicolo qui vicino senza aver paura di schiacciare le farfalle gialle. E sono sicuro che quel giorno ci sarà anche Jamal a giocare con me.

Ecco, è finito il silenzio, riprendono gli spari, forse è meglio che torni a dormire. Buona notte Jamal in qualunque posto tu sia…Jamal, il mio fratellino.

Sul pavimento c’è sempre un po’ di coperta per te, quando vorrai tornare a dormire vicino a me.

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